28/03/13

ASHITA NO JOE


http://www.imdb.com/title/tt1606595/
Il pugilato è da sempre il mezzo migliore per portare al cinema storie di personaggi nati e cresciuti ai margini della società, il cui unico modo per dire alla vita “Ehi, ci sono anche io”, era quello di salire sul ring e combattere fino alla fine. Esempi illustri possono essere il Rocky di Stallone e Lassù qualcuno mi ama con Paul Newman. Nel 1968, in Giappone, ci provano Asao Takamori (sotto pseudonimo di Ikki Kajiwara) e Tetsuya Chiba, passando dalla pellicola alla carta stampata: viene dato alle stampe Ashita no Joe (traducibile come Il domani di Joe, anche se a volte tradotto con Joe del domani), da noi meglio conosciuto come Rocky Joe. Ambientata negli stessi anni della sua creazione, la storia racconta di Joe Yabuki, bullo di periferia, violento, orgoglioso, opportunista, bugiardo: un personaggio negativo, quindi, prodotto da una società che non è riuscito a instradarlo quando lui ne aveva più bisogno (Joe è orfano); la sua voglia di riscattarsi, di ribellarsi alle atrocità della vita, alla povertà, alla delinquenza, alla fame, alla pressione della società è il fulcro dell'opera di Takamori e Chiba, che ambientano la vicenda in periferia (vera e propria co-protagonista degli inizi), zona disagiata, povera e piena di delinquenza organizzata e minorile. Qui Joe farà la conoscenza di Danpei Tange, suo futuro allenatore ma, agli inizi, ubriacone molesto ed ex-pugile fallito. Il loro sodalizio, tra alti e bassi, risse e truffe, si trasformerà nell'occasione di Joe per scaricare prima la sua rabbia dopo una vita di stenti e infelicità e poi per costruirsi un domani migliore.
Un percorso di crescita che gli autori realizzarono nel corso di cinque anni, appassionando il pubblico giapponese e non solo. Il successo fu clamoroso: venne prodotta una serie animata che copriva il primo e più importante arco del manga, mentre dopo un decennio (inizio anni '80, a manga già bello che terminato) venne prodotta la seconda stagione, migliore dal punto di vista tecnico ma di minore impatto rispetto alla prima. La fama di Joe Yabuki in Giappone non è mai terminata, basta pensare che, alla morte di un personaggio importante del manga, furono organizzati dei funerali veri e propri per celebrarne la scomparsa.
Ed è qui che arriviamo al 2011, anno di uscita del live action di Ashita no Joe.

27/03/13

FIREBALL: MUAY THAI DUNK



http://www.imdb.com/title/tt1420771/
La storia vede il giovane Tai (Preeti Barameeanat) che, per vendicare il gemello massacrato, entra in un a far parte di una squadra di Fireball, sport illegale che mischia il Muay Thai al basket.
In realtà di basket c'è davvero poco, è tutto un pretesto per massacrarsi come se non ci fosse un domani: si esagera tantissimo, l'anatomia e la fisica non contano più nulla, si muore solo se pugnalati. Il problema grosso di questo film però non è l'esagerazione, che in simili contesti è sempre cosa buona & giusta, bensì la regia confusionaria che non può fare a meno di soffocare la spettacolarità, che in ogni caso non trova riscontro nelle coreografie, nulle.
Magari il resto è ben fatto, no? NO. In film come questi è ovvio come non si cerchi di dar peso all'introspezione ai protagonisti, limitandosi alle macchiette, ma è tutto così scarso e mal realizzato che proprio guarda, NO, non c'è niente da fare, non si regge.

26/03/13

BARKING DOGS NEVER BITE (Flandersui gae)


http://www.imdb.com/title/tt0269743/
Succede che ci si lamenta spesso di come tanti film non arrivino in Italia. Uno dice "eh certo, arrivano sempre i soliti nomi" ed è vero, visto che abbiamo la fortuna di vedere importati nel Bel Paese autori come Kim Ki-duk, Park Chan-wook (Oldboy) o Takashi Miike (Ichi The Killer, per dirne uno), che nonostante facciano film non campioni d'incassi, hanno comunque la fortuna di portare in qualche sala (o a casa vostra) le proprie pellicole tradotte. Per altri registi, invece, il nostro mercato è off-limits, come vedremo in questo caso.

Nel 2000 Bong Joon-ho è un promettente regista appena trentenne: dopo un po' di cortometraggi, dove cura personalmente ogni aspetto della creazione, fa il grande salto, passando alla direzione di un lungometraggio chiamato Flandersui gae (Il cane delle Fiandre). Chi ha un minimo di dimestichezza con la letteratura inglese, avrà intuito che il titolo riprende il racconto omonimo di Marie Louise Ramée (Ouida), opera famosissima in Oriente (tanto da aver avuto due incarnazioni anime e una filmica), da cui riprende alcuni elementi trattandoli però in chiave satirica: succede infatti che Bong prende questo racconto e lo sviscera, prendendone in prestito alcuni elementi che posizionerà poi sotto l'ottica di una commedia nera, aggiornandola chiaramente per un pubblico moderno.

25/03/13

HARA-KIRI: DEATH OF A SAMURAI (Ichimei)


http://www.imdb.com/title/tt1728196/
Takashi Miike è un folle.
Ma è anche un autore estremamente prolifico: dal 1990 ad oggi (gennaio 2013) ha girato una settantina di film, senza contare gli home video, i drama e una manciata di serie tv. Diversamente da quanto si potrebbe pensare, buona parte dei film di Miike si assestano su un buon livello, se non addirittura ottimo, con picchi di capolavoro.
Ma non è solo a questo che il regista giapponese deve la sua fama: è riuscito a creare una visione grondante all’eccesso sangue e viscere. E’ la norma imbattersi in scene velocissime, dal ritmo convulso, pulsanti violenza, spesso popolate da psicopatici, da perversioni sessuali, da dinamiche grottesche e assurde. Un regista capace di passare con estrema disinvoltura da pellicole come Ichi the Killer, Izo o Dead or Alive, a Zebraman o Yattaman The Movie: film diversissimi tra loro, ma pregni comunque di una personale poetica.
E’ uno dei più ambigui autori provenienti dal Sol Levante, meritevole dell’appellativo di “regista cult”.

15/03/13

EXECUTIVE KOALA (Koara kachô)



http://www.imdb.com/title/tt0830581/
Keiichi Tamura ha passato gli ultimi tre anni dopo la scomparsa dell'amata moglie dedicandosi interamente al lavoro: è il Capoufficio di una grossa azienda alimentare e sta per concludere un grande affare con una ditta Coreana. Poi un giorno la sua amante scompare, la polizia lo interroga, e strani sogni iniziano a turbare la sua mente: il suo psicologo cercherà di aiutarlo, e pian piano scoprirà la verità su sè stesso.
Un “thriller psicologico” assurdo, totalemente folle, assolutamente inconoclasta. Un film che potrebbe facilmente passare per puro trash, ma cui dietro un’esteriorità burlesca e no-sense, nasconde un’inventiva pressochè illimitata, perfetto nell’accostare e combinare i generi più disparati (commedia, drammatico, action, melò, thriller),  dando risalto a tematiche tutt'altro che scontate.
Un film eccessivo, non facile, nonostante l’aspetto farsesco.

14/03/13

VENDICAMI (Fuk Sau)

http://www.imdb.com/title/tt1329454
C'è qualcosa di profondamente sbagliato se un film dal chiaro titolo e dall'inizio sfolgorante non ti esalta come dovrebbe: uno ex-sbirro francese arriva a Macao, dove la famiglia di sua figlia è stata brutalmente uccisa, e assolda un gruppo di killer per cercare vendetta.
Non ho mai visto un film di Johnnie To, quindi non saprei dire se questo sia un caso isolato, ma Vendicami è un film davvero moscio, elegante nella forma ma privo di sostanza, con momenti che sviliscono l'intera pellicola e uno sviluppo che richiama fin troppo pellicole come Memento. C'è però da dire che sarebbe comunque passabile (al massimo ti inalberi per l'occasione sprecata), se non fosse per il grosso difetto che è il protagonista: un Johnny Holliday che ha come unica espressione quella del botox, risulta totalmente fuori ruolo e rende difficile per lo spettatore appassionarsi alla sua storia. Noir passabile, ma nulla di più.