http://www.imdb.com/title/tt1606595/ |
Un percorso di crescita che gli autori
realizzarono nel corso di cinque anni, appassionando il pubblico giapponese e
non solo. Il successo fu clamoroso: venne prodotta una serie animata che
copriva il primo e più importante arco del manga, mentre dopo un decennio
(inizio anni '80, a manga già bello che terminato) venne prodotta la seconda
stagione, migliore dal punto di vista tecnico ma di minore impatto rispetto
alla prima. La fama di Joe Yabuki in Giappone non è mai terminata, basta
pensare che, alla morte di un personaggio importante del manga, furono
organizzati dei funerali veri e propri per celebrarne la scomparsa.
Ed è qui che arriviamo al 2011, anno di
uscita del live action di Ashita no Joe.
Abbiamo appena visto l'importanza che
riveste Joe in terra madre, un personaggio e un'opera che hanno avuto un
impatto impressionante sulla cultura popolare. Capirete, quindi, il peso di chi
l'ha dovuto adattare.
La storia è grossomodo la stessa, se non per
alcune differenze nate per velocizzare tutta la prima parte e portare il
protagonista sul ring (30 minuti nel film, 3 volumi nel fumetto) e per dei
cambiamenti ai background di alcuni personaggi: Joe (interpretato dalla pop star
Yamashita “Yamapi” Tomohisa) vagabonda nei bassifondi di
Tokyo tra furtarelli e risse per la strada. Durante uno scontro con dei membri
della yakuza, avrà modo di conoscere Danpei (Kagawa Teruyuki), suo
futuro allenatore, che vedrà in lui un talento immenso pronto per essere
raffinato. Joe finisce però in galera e, nonostante le lusinghe di Danpei, non
ha il minimo interesse di dedicarsi alla boxe. L'incontro in carcere con un
pugile professionista, Tooru Rikishi (Yusuke Iseya) gli darà lo stimolo
per imparare: grazie a delle cartoline inviategli dal vecchio, sulle quali si
illustrano i rudimenti del pugilato, Joe apprende le prime tecniche e sfida
Rikishi. Tra i due nascerà una rivalità infinita e, una volta liberi, faranno
di tutto per incrociare nuovamente i guantoni: Joe infatti, uscito di prigione,
inizierà ad allenarsi nella disastrata palestra di Danpei, avviando così una
carriera folgorante che lo porterà allo scontro con la nemesi Rikishi.
Nella lunga introduzione, si parlava dei
ricchi temi di fondo che caratterizzavano l'opera originale, temi che nel
lungometraggio vengono messi inesorabilmente in secondo piano: si vedano i
bassifondi e chi li popola, si veda tutta la rabbia di Joe e la speranza di
Danpei: tutto rimane molto fumoso, come se si trattasse di un riassunto atto a
soddisfare quei fan che pretendono da un film la fedeltà assoluta all'opera
originale. Sbarazzatosi dei temi sociali, il regista, Fumihiko Sori, si
concentra sul rapporto tra Rikishi e Joe, frapponendogli Yoko Shiraki (Karina),
finanziatrice e fidanzata (non dichiarata) di Rikishi, personaggio che nel
fumetto si rivela importante per l'avvio della vicenda, mentre nel film verrà
approfondito in maniera debole, rimanendo poco chiaro nelle motivazioni e
troppo esulato dalla storia per interessare realmente, andando ad incidere
minimamente nella rivalità tra i due pugili. Stesso discorso per gli altri
personaggi secondari: Danpei è una semplice macchietta (perché si sacrifica
così tanto per Yabuki?), nonostante il valido impegno dell'attore; Nishi (Katsuya),
amico e collega di Joe, viene relegato a mera spalla comica.
Si diceva della rivalità tra Joe e Rikishi,
ovvero l’aspetto più riuscito della pellicola: i due sfidanti sono attratti
l’uno all’altro, due facce di una stessa medaglia, uguali e opposti al tempo
stesso, desiderosi di incrociare nuovamente i guantoni sul ring, superando
dolori e sacrifici. Tooru Rikishi risalta in questa pellicola, grazie alla
scrittura del personaggio, ma soprattutto grazie all'intensità infusa dall'ottimo
Yusuke Iseya (Sukiyaki Western Django, Kyashan – La rinascita),
dimostrando inoltre un eccellente physique
du rôle. Yamapi, invece, fa il compitino, non mette del suo nel
personaggio e si vede, portando in scena un Joe anonimo, vacuo e antipatico, troppo
pulito e mai spaccone, oltre ad una monoespressività imbarazzante.
Tecnicamente si è fatto un buon lavoro:
fedeltà alle location e al design dei personaggi (a parte il ciuffo anti
gravità di Yabuki), scongiurando il pericolo cosplayer; inoltre, nelle scene di
combattimento, si fa un lavoro egregio, dove il regista mette in scena scontri
belli e dinamici (il finale Joe vs Rikishi è veramente ottimo). Peccato che il
film sia affetto da un ritmo schizofrenico, troppo rilassato a volte, frenetico
in altre.
Ashita no Joe non è un film eccelso: è un prodotto ben confezionato nel quale la
storia viene seguita quasi pedissequamente, ma che non spinge mai
l'acceleratore su quei temi più interessanti, lasciando quel senso di
incompiutezza, dove sarebbe bastato poco per realizzare qualcosa di davvero
sentito.
(Articolo originariamente apparso su Mangaijin #2)
(Articolo originariamente apparso su Mangaijin #2)
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